Il motivo principale che mi ha spinto qualche anno fa a lanciarmi nel progetto MP Investit, fu il desiderio di condividere il mio sapere sulla finanza personale, motivando i lettori a prendere in mano le redini dei propri investimenti e riuscire a raggiungere i propri obiettivi finanziari. Sia a scopo didattico sia per fornire idee operative, nel tempo ho proposto alcuni portafogli di investimento che siano semplici e pronti all’uso. In questo primo articolo del 2023 voglio riprendere in mano i miei principali portafogli e analizzare come sono andati nel 2022, sicuramente un anno emotivamente impegnativo per ogni investitore e che ha lasciato vinti e vincitori nei portafogli.

Prima di passare in rassegna il 2022, approfitto per introdurre una mia recente creazione, “Apache Investing System (AIS)”. Questo è un software nato dalla mia esperienza come ingegnere e analista dati, scritto con l’obiettivo di simulare un ampio ventaglio di strategie di investimento, dai più “semplici” lazy portfolio alle più complesse strategie dinamiche.

AIS non nasce per un uso commerciale o per essere distribuito, è privo di una interfaccia utente e per impostare una strategia è necessario dotarsi di un editor di testo e scrivere righe di codice. In linea generale AIS si compone di due parti principali: la prima è sviluppata in ambiente Python e si occupa di recuperare le serie storiche su internet, per poi manipolarle secondo le regole del sistema di trading; la seconda parte invece gira su MS Power BI, per fornire i risultati in modo interattivo e grafico.

Le immagini riportate in questo articolo sono tratte dal software AIS, in futuro avremo modo di vedere più in dettaglio le sue potenzialità.

Un anno all’insegna delle materie prime

Il 2022 è stato un anno di grandi difficoltà per tutti i portafogli. I protagonisti assoluti del 2022 sono state le materie prime che, dopo essere rimaste nell’ombra per anni, hanno spinto al rialzo i prezzi di tutti i beni di consumo con una velocità incredibile, come se avessero voluto recuperare in un solo colpo tutto il tempo perso. Aiutandoci con la figura 1, possiamo schematizzare cosa ha comportato l’aumento dei prezzi delle materie prime e di come sia stato il mercato obbligazionario a farne le spese.

Figura 1 – causa ed effetto

Una regola che governa i mercati finanziari è che le aspettative sul futuro determinano i prezzi attuali dei mercati finanziari. Se le aspettative sono successivamente disattese, si creano dei movimenti violenti dei prezzi. È quello che è successo sui tassi di interesse praticati dalle Banche Centrali: soltanto a gennaio 2022 la Federal Reserve volle tranquillizzare i mercati dichiarando che la crescita dell’inflazione era soltanto momentanea e che non ci sarebbe stata la necessità di ritoccare i tassi di interesse. Nulla di più vero, la Fed a marzo dovette rivedere i suoi piani e iniziò a ritoccare al rialzo i tassi di interesse, con quest’ultimo che passa in pochi mesi da uno 0.25% allo 4.50%, creando un effetto a catena su tutti i tassi di interesse delle altre Banche Centrali, costrette a seguire la politica della Fed. Le conseguenze di questo aumento improvviso dei tassi di interesse si è abbattuto con forza sul mercato obbligazionario, con ribassi che per esempio sui Titoli di Stato Eurozona a 10 anni si sono spinti fino a -20%, riportando i prezzi indietro di 8 anni.

Nella figura 2 vediamo i rendimenti di 2 ETF: DBC, basato su un paniere di materie prime quotato a NYSE di New York; IBGM, Titoli di Stato Eurozona a 10 anni e quotato su Borsa Italiana. Per un confronto più veritiero, i rendimenti sono entrambi in euro e con il reinvestimento delle (eventuali) cedole. Nel primo semestre 2022, i due ETF hanno seguito percorsi diametralmente opposti, con le materie prime che sono letteralmente volate sopra il 40% e le obbligazioni scese rapidamente su valori a doppia cifra.

Figura 2 – Rendimento degli ETF DBC e IBGM

Per completezza, vediamo anche come si sono comportate le altre due importanti classi di investimento, l’azionario e l’oro. In figura 3 troviamo il rendimento di IWRD, un ETF su MSCI World, e su GBS, ETC su oro fisico, entrambi quotati su Borsa Italiana, valorizzati in euro e con il reinvestimento delle cedole per IWRD.

Figura 3 – Rendimento degli ETF IWRD e GBS

L’oro ha beneficiato di un buon rialzo nei primi mesi dell’anno, poi ha ritracciato i prezzi mantenendosi su valori tendenzialmente stabili, mentre il rendimento dell’azionario è sempre stato negativo con un ampia volatilità nel corso dei mesi.

Alpha Sector & Factor

Alpha Sector e Alpha Factor sono due Trading System tipicamente dinamici, che in base ai segnali forniti da un oscillatore di momentum, decidono su quale settore (il primo) e su quale fattore (il secondo) investire. Rivediamo velocemente le regole che caratterizzano i due Trading System:

  • si utilizza un paniere di indici settoriali (fattoriali) che hanno l’indice MSCI World come riferimento;
  • alla chiusura dell’ultimo giorno del mese della Borsa Italiana, si determina l’indice con la forza relativa maggiore.
  • la forza di ogni singolo indice si calcola con il Percentage Price Oscillator (PPO).
  • l’indice con il PPO maggiore, si compra e si mantiene in portafoglio fino alla rilevazione del mese successivo.
  • l’eventuale ETF già presente in portafoglio sarà venduto per lasciare spazio al nuovo ETF (a meno che non sia lo stesso del mese precedente).

La figura 4 riporta un grafico a barre dei rendimenti di Alpha Sector, per ognuno dei 12 mesi del 2022. Il colore delle colonne indica quale settore è stato scelto in quel relativo mese, mentre le due curve riportano i rendimenti cumulati per Alpha Sector e per MSCI World.

Figura 4 – Andamento del rendimento per Alpha Sector

Il primo settore scelto nel 2022 è stato MSCI World Technology che, dopo un 2021 da protagonista, ha portato a gennaio una perdita negativa. A febbraio Alpha Sector ha effettuato il cambio di settore, passando a MSCI World Energy, che ha mantenuto per tutto il resto dell’anno. Il settore energetico ha nettamente sovraperformato MSCI World, portando Alpha Sector a registrare un guadagno finale del +18%, anche se al prezzo di una volatilità molto accentuata.

Il grafico di figura 5 è simile a quello della figura 4, però relativo ad Alpha Factor. Il fattore principale scelto da Alpha Factor per il 2022 è stato Minimum Volatility, a testimonianza di come questo portafoglio è stato sulla difensiva e senza trovare la via per tenere il passo di MSCI World, chiudendo l’anno in negativo.

Figura 5 – Andamento del rendimento per Alpha Factor

L’obiettivo di Alpha Sector e Alpha Factor è di sovraperformare l’indice di riferimento MSCI World, più facile a dirsi che a farsi viste le ottime performance della classe azionaria negli ultimi anni. Per riuscire nell’intento, i due portafogli rotazionali spingono molto sul pedale del rischio, come dimostrato nei risultati mostrati in figura 4 e 5, declinando la loro presenza nella parte satellite di un portafoglio piuttosto che in quella core.

Stabilizzato

“Stabilizzato” è il primo portafoglio che ho pubblicato nel blog. Era il 2020 ed eravamo appena usciti da quel periodo di incredibile volatilità registrata durante il primo lock-down per COVID-19. Progettai un portafoglio intorno agli ETF obbligazionari High Yield che, se da un lato potesse garantire una buona rendita, riuscisse a smorzare la volatilità che accompagna questo tipo di strumenti.

Il portafoglio utiizza gli ETF con ticker IHYG e IHYU, emessi da iShares e che replicano le obbligazioni societarie più grandi e liquide con un rating sub-investment grade, con un’ottima diversificazione geografica, il primo quotato in euro e il secondo in dollari. Il loro flusso cedolare è buono (almeno per questi tempi), con IHYG che ha realizzato un 2.5% netto con una duration sotto i tre anni, mentre IHYU si attesta su una cedola del 3.3% netto e una duration sotto i 4 anni. IHYG e IHYU pesano sul portafoglio per un 40% l’uno, la quota rimanente del 20% è occupata da due ETF con sottostanti i titoli di stato Eurozona e i T-Bond statunitensi, con l’obiettivo di ridurre il rischio sfruttando la loro bassa correlazione con le obbligazioni ad alto rendimento.

La figura 6 riporta la linea dei profitti di “Stabilizzato”. Nella finestra temporale ho inserito anche il 2021, per evidenziare meglio come il 2022 sia stato un Annus Horribilis per il mercato obbligazionario: la fine del 2021 coincide con il raggiungimento del massimo assoluto, lasciando al 2022 tutto il ribasso successivo, toccando un -10% di massimo drawdown. Anche se il 2022 è stato un anno negativo per “Stabilizzato”, l’uso di ETF senza la copertura valutaria, che ha permesso di sfruttare la forza del dollaro, e la bassa duration di IHYG e IHYU ha permesso di attenuare i ribassi e di essere più fiduciosi per l’anno in corso.

Se volete maggiori informazioni su “Stabilizzato”, vi lascio il link all’articolo di approfondimento.

Figura 6 – Rendimento di Stabilizzato

Endurance Risk Parity

L’ultimo portafoglio presentato in ordine cronologico nel progetto MP Investit, è stato Endurance Risk Parity, una versione tutta europea del più famoso “All Seasons”. È un portafoglio pigro, con il nome scelto per indicare le sue caratteristiche salienti: “Endurance” per sottolineare l’obiettivo del portafoglio di ricercare delle buone performance sul lungo periodo; “Risk Parity” per indicare la strategia di allocazione del capitale, livellando i contributi marginali al rischio che arrivano dai quattro scenari economici.

Figura 7 – Allocazione di Risk Parity

Il mercato dei Titoli di Stato pesa la metà del capitale in Endurance Risk Parity, questo ha condizionato negativamente il 2022, con un rendimento negativo del 9%. Come si vede nella figura 7, Endurance Risk Parity è riuscito a mantenere una stabilità dei rendimenti fino ad agosto, in quanto le materie prime sono riuscite ad equilibrare la perdita dell’obbligazionario, mentre nell’ultima parte dell’anno si è assistito ad un repentino crollo, in quanto non ci sono stati strumenti impostati al rialzo.

Figura 8 – Rendimento di Endurance Risk Parity

Al seguente link potete trovare un approfondimento su Endurance Risk Parity, con tutti i dettagli per comprenderne il funzionamento e per come replicarlo.

E il 2023?

Fare previsioni è difficile, soprattutto se si tratta del futuro. Questo è uno dei miei aforismi preferiti e racchiude il principio che il futuro è sempre incerto, eppure l’uomo ha sempre provato a prevedere quello che sarà, scrutando il volo degli uccelli, cercando risposte nelle stelle, consultando oracoli e sfere di cristallo.

La storia è maestra e riesce a darci delle indicazioni di cosa potrà accadere se si verificano certe condizioni: come insegna Ray Dalio, rinunciamo a conoscere in anticipo quale sarà il prossimo scenario economico, piuttosto concentriamo la nostra attenzione sulle cause e sugli effetti che portano ad un determinato scenario. Sempre Ray Dalio, individua nell’inflazione e nella crescita economica le principali variabili economiche che influenzano maggiormente i flussi di denaro delle classi economiche. Se volete approfondire la teoria degli scenari economici, vi consiglio la lettura del mio articolo sul portafoglio All Weather.

Con questa premessa, proviamo anche noi a fare delle previsioni su quali scenari economici possiamo aspettarci, in base all’aspettativa su inflazione e crescita economica:

  • se l’aspettativa delle Banche Centrali sull’inflazione rimarrà alta, assisteremo ad un ulteriore stretta monetaria. Questo porterà ancora difficoltà ai mercati obbligazionari, con eventuali nuovi rialzi delle materie prime e probabilmente anche dell’oro.
  • Se le politiche di aumento dei tassi da parte delle Banche Centrali avranno effetto, l’inflazione si raffredderà, con un miglioramento dei mercati obbligazionari. In questo caso, le Banche Centrali avrebbero anche margine di manovra per sostenere la crescita economica, favorendo di fatto i mercati azionari.
  • Se arrivasse la tanto temuta recessione e l’inflazione dovesse rimanere alta, ci sarebbe una decisa riduzione della domanda per tutti i beni e servizi. In questo caso la novità principale sarebbe una ritrovata correlazione inversa tra azionario e obbligazionario, con le masse monetarie che si sposterebbero dal primo al secondo.

Da questo quadro si deduce che tanto dipenderà dalle scelte delle Banche Centrali, in primis la Federal Reserve e la BCE, una situazione che siamo abituati a vedere da 15 anni a questa parte, con trader e investitori che prestano moltissima attenzione a quanto e come viene detto dai Presidenti, per cercare di cogliere in anticipo le loro intenzioni. Lasciamo agli altri la sfera di cristallo e manteniamo la barra dritta sulla rotta tracciata dai nostri portafogli modello!

A presto e investimenti felici!



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2 Commenti

    1. Ciao Massimiliano,
      ho uno script in Python che si occupa di scaricare le serie storiche. Principalmente prendo i NAV degli ETF direttamente nei siti degli emittenti, come iShares e X-Tracker. La seconda fonte è Yahoo Finance, soprattutto se ho bisogno di strumenti quotati oltre oceano.