Una delle domande che spesso sentiamo dire o che ci vengono fatte è “sei un investitore o un trader”? Classificare in solo due categorie tutto quello che ci circonda è un metodo di schematizzazione che la nostra mente compie quasi spontaneamente, necessario per analizzare e sintetizzare situazioni complesse che altrimenti non sarebbero facilmente comprensibili.

Investing e Trading sono notoriamente i due ruoli principali che si usano per classificare chi opera nei mercati finanziari. Nessuno nasce completamente investitore o trader, nel mezzo possiamo trovare più sfaccettature e gradazioni, poi queste tendono a cambiare rispetto al mercato su cui si opera. Investing e Trading sono anche le due anime che convivono nei nostri portafogli, lavorando di concerto per raggiungere gli obiettivi che noi abbiamo affidato loro.

In questo nuovo articolo sulla serie dei portafogli pigri, proviamo a spingerci oltre e a scardinare il pregiudizio che le strategie statiche sono solo per investitori mentre quelle dinamiche sono ad uso esclusivo dei trader, soprattutto che queste non possano essere combinate per creare un portafoglio che unisca il meglio delle due.

Investing e Trading

Prima di procedere, proviamo a delineare la figura tipica dell’investitore e del trader e quali sono le caratteristiche che idealmente differenziano queste due figure. Se dovessimo fare un sondaggio e chiedere alle persone di dare una risposta, la maggior parte direbbe che si riconduce tutto ad una questione di tempi: l’investitore è colui che opera su periodi lunghi, compra oggi e mantiene lo strumento in portafoglio per lungo tempo, il trader predilige il mordi e fuggi, operando nell’arco delle ore se non dei minuti. Questo del tempo è solo uno delle conseguenze tra operare come investitore o come trader, non è certamente il motivo alla radice.

Il primo obiettivo di chiunque si affacci su uno dei tanti mercati finanziari è sempre lo stesso: puntare alla realizzazione di un profitto. Chi vuole garantirsi una rendita dai propri risparmi, chi ha necessità di far crescere il proprio capitale o chi vuole affrontare il futuro con meno incertezze, tutti formalizzano questi obiettivi finanziari nel profitto. Che si scelga il mondo dell’Investing o del Trading, l’obiettivo rimane sempre lo stesso, quello che cambia è la strategia usata per raggiungerlo: l’investitore lavora sul valore mentre il trader sul prezzo.

Una famosa frase pronunciata da Warren Buffet e attribuita al suo maestro Benjamin Graham è “il prezzo è ciò che si paga, il valore è quello che si ottiene”. Questa condensa perfettamente in poche parole quello che gli investitori e i trader cercano nei mercati finanziari.

Investitore

Chi si concentra sul valore è alla ricerca di prodotti, aziende e indici che oggi sono sottovalutati. Analizzare i bilanci di una azienda, interpretare i mercati di riferimento, seguire la politica economica di un paese, sono tutti funzionali ad individuare situazioni sottovalutate e se si trovano, allora siamo disposti ad investire.

Aziende, indici o intere nazioni possono essere sottovalutate principalmente per motivi esogeni o endogeni. Nel primo caso, la sottovalutazione nasce per esempio quando i mercati sono depressi per situazioni di incertezza globale oppure per condizioni di pessimismo, in questi casi il valore di una azienda non cambia, è il suo prezzo che cambia trascinato al ribasso dall’ambiente che lo circonda. Nel secondo caso, invece, la sottovalutazione è rispetto al valore che una azienda avrà nel futuro, per esempio una start-up con ottime prospettive di crescita e che non sta scontando nei prezzi il suo valore futuro.

Gli investitori hanno una buona cultura finanziaria e conoscono i mercati, sanno che nel lungo periodo le principali classi di investimento sono in grado di sovraperformare il rendimento a rischio zero. Non ha interesse a battere il mercato, bensì lo vuole replicare il più fedelmente possibile, comprando un ampio ventaglio di classi di investimento, come azioni, obbligazioni e materie prime, puntando alla massima diversificazione possibile.

Lo strumento principale utilizzato dall’investitore per catturare il valore dei mercati è il portafoglio pigro, prediligendo gli indici ad ampia copertura di capitalizzazione, così da eliminare il rischio specifico dei singoli strumenti di investimento. Il ribilanciamento del portafoglio gioca un ruolo fondamentale, vendere le classi che sono cresciute maggiormente e comprare quelle che sono scese permette di investire continuamente in settori e mercati sottovalutati. Il rendimento che si ottiene dai portafogli pigri è quello proprio dei mercati.

Trader

Il trader lavora con i prezzi, è focalizzato sui loro movimenti sia verso l’alto sia verso il basso, cercando di cogliere le direzioni prese dai prezzi per comprare sui minimi e rivendere sui massimi. Non ha interesse se l’azienda o l’indice che sta comprando abbia valore o meno e se il prezzo riflette il valore odierno o futuro, si interroga se il prezzo ha la possibilità di crescere o di diminuire nel futuro.

I movimenti dei prezzi si muovono in continuazione, apparentemente in modo erratico. Ray Dalio insegna che le aspettative future sulle condizioni economico-finanziarie sono i veri fattori chiave nei cambiamenti dei prezzi, se per qualche motivo le aspettative future hanno un cambio, allora i prezzi subiscono una variazione immediata per adattarsi alle nuove aspettative sull’economica e sulla finanza, tanto maggiore quanto maggiore è il salto di aspettativa. Il trader cerca di cogliere e anticipare questi segnali, per trovarsi dalla parte giusta del movimento dei prezzi.

Il trader è la figura di chi vuole estrarre rendimento dai mercati grazie alle proprie capacità, operando con portafogli dinamici e con panieri sia di strumenti canonici sia di derivati. L’analisi tecnica è il suo strumento principale per interpretare le serie storiche, all’occorrenza manipolandole per tirare fuori le informazioni di cui ha bisogno. Le sfumature del trader sono moltissime: c’è chi opera con metodi discrezionali oppure è un fedele seguace del trading algoritmico, chi si avvale dell’analisi fondamentale per concentrare gli acquisti e le vendite a settori e mercati specifici se non a singoli titoli.

Se l’investitore ha il tempo dalla sua parte e ha la pazienza di aspettare che il suo investimento esprima il suo vero valore e che lo rifletta nei prezzi, il trader invece considera il tempo relativo, i movimenti dei prezzi devono svolgersi entro un certo arco temporale per essere considerati validi.

Le componenti del Rendimento

Negli ambiti scientifici e tecnologici, le idee e le interpretazioni della materia di studio sono trasposte da un piano puramente descrittivo ad uno fatto di formule e numeri, così da poterle quantificare ed utilizzarle in contesti più operativi. Anch’io non sono da meno e sono più a mio agio se riesco a incapsulare un pensiero all’interno di una equazione che posso poi interpretare con maggiore obiettività. Mi sono dedicato a leggere alcuni articoli su internet che potessero aiutarmi a trovare l’ispirazione per poter modellare l’Investing e il Trading, in un’unica equazione. Questa ricerca mi ha portato agli articoli pubblicati dalla Bridgewater Associates, dove si richiama spesso il concetto che il rendimento è formato da tre parti:

  • rendimento a rischio zero. Parlare di rischio zero può essere poco realistico in quanto il futuro è incerto per definizione, e dove c’è incertezza c’è anche il rischio che l’aspettativa non si avveri. All’atto pratico, si intendono investimenti a rischio nullo tutti quelli che hanno altissime probabilità di mantenere costante il proprio valore e prezzo nel corso del tempo. Possiamo far rientrare in questa categoria i prodotti legati alla liquidità, come le obbligazioni governative a breve e brevissima scadenza (solitamente inferiore ai 3 anni) oppure i conti deposito. Questo rendimento è per noi un parametro fisso che non possiamo controllare, determinato dalle politiche monetarie dei singoli Stati e delle relative Banche Centrali.
  • rendimento dal Beta. Se non siamo soddisfatti dei rendimenti a rischio zero, dobbiamo rivolgere la nostra attenzione verso altri investimenti. Quando spostiamo la liquidità dal porto sicuro del nostro corrente verso mari agitati come quelli azionari, stiamo innanzi tutto comprando il rischio di veder naufragare il nostro investimento. Per accettare questo rischio, l’investimento deve compensarci con un rendimento atteso maggiore di quello che potremo avere con il rischio zero. Questo rendimento extra è chiamato Beta ed è tanto maggiore quanto lo è il rischio che vogliamo assumerci.
  • Rendimento dall’Alpha. Se riteniamo di avere le capacità di interpretare il mercato, di cogliere il valore prima che lo facciano gli altri, oppure di anticipare il movimento dei prezzi, allora siamo in grado di navigare con maggiore decisione verso il nostro rendimento atteso. Il rendimento aggiuntivo che riusciamo a estrarre dai mercati è chiamato Alpha.

Condensato in una formula abbiamo:

Rendimento atteso = Rischio Zero + Beta + Alpha

Molti di noi possono riconoscere in essa la Security Characteristic Line di William Sharpe, usata nel suo Single-Index Model per definire il rendimento di uno strumento finanziario all’interno di un paniere. In questo caso proviamo a dare una interpretazione più ampia e come questa equazione abbraccia i due volti di chi approccia i mercati: da un lato abbiamo l’investitore con il rendimento Beta e dall’altro il Trader con il rendimento Alpha.

Poniamo l’esempio di una persona che voglia costruire un portafoglio che abbia un rendimento atteso del 5%, un valore più alto di quello garantito dal rendimento a rischio zero. L’investitore si affiderà alla componente Beta, scegliendo un portafoglio statico con una combinazione delle classi di investimento tale che il rendimento arrivi al 5%, accettando il livello di rischio che un simile portafoglio porta in dote. Il Trader invece lavorerà sulla componente Alpha, impostando una strategia dinamica con un livello di rischio adeguato a garantire buone probabilità che il rendimento atteso sia del 5%.

Ricercare esclusivamente il rendimento Beta piuttosto che quello Alpha, può portare a concentrazioni eccessive del rischio nel portafoglio. Se il rendimento che vogliamo ottenere è troppo alto, il portafoglio dell’investitore vira pericolosamente su classi rischiose come le materie prime, mentre il trader mette in gioco la leva finanziaria e concentra il capitale in un numero ridotto di strumenti.

La figura che si pone tra l’Investitore e il Trader, che possiamo chiamare Investitore Dinamico, decide di mettere in campo entrambi i rendimenti Beta ed Alpha per raggiungere il proprio obiettivo:

  1. il primo passaggio consiste nella definizione di un portafoglio pigro che copra tutte le principali classi di investimento, scegliendo i pesi in modo da determinare il livello di rischio desiderato. Il rendimento che si ottiene è la componente Beta.
  2. una o più classi di investimento sono scelte per applicare una strategia dinamica che utilizzi la classe scelta come riferimento, per esempio si sceglie una strategia stagionale sull’oro e la si applica alla quota in oro presente all’interno del portafoglio pigro.
Figura 1 – esempio di combinazioni di rendimento atteso

Un Caso Pratico

Dopo questi due paragrafi più teorici, vediamo come mettere tutto in pratica.

Per prima cosa prendiamo il portafoglio Endurance Risk Parity (ERP), visto nel precedente articolo, incentrato sui quattro principali scenari dei mercati finanziari e sull’approccio di Risk Parity. Con riferimento alla figura 2, è composto da quattro classi di investimento, con la fetta principale in mano ai Titoli di Stato Europei (rappresentati dall’ETF EM710.MI) e da tre parti quasi uguali divise tra Azionario (SWDA.MI), Oro (SGLD.MI) e le materie prime (CCUSAS.MI).

Figura 2 – composizione di ERP

È un portafoglio a tutti gli effetti pigro, una volta che i quattro strumenti sono acquistati si tengono in portafoglio per tutto il tempo dell’investimento, con il ribilanciamento dei pesi come unica operatività richiesta. Le quattro classi di investimento scelte conferiscono una buona copertura dei mercati internazionali che, unita alla strategia statica, permettono di assicurarsi il rendimento beta come rendimento atteso dal portafoglio.

Anche se ERP è progettato con tutte le attenzioni per la gestione del rischio, è inevitabile che ci possano essere delle criticità sul suo reale utilizzo:

  • gli ETC / ETF sulle materie prime usano i derivati come sottostante, esponendosi inevitabilmente all’effetto contango, che sul lungo periodo erode il valore del NAV;
  • Nel 2022 stiamo assistendo ad un incredibile trend ribassista delle obbligazioni, che ha riportato i prezzi indietro di anni. Detenere un asset in perdita che occupa la metà del portafoglio e non intervenire mette a dura prova qualsiasi investitore.
  • L’oro è croce e delizia per chiunque, se sul lungo periodo le sue quotazioni sono sempre salite, nel medio e nel breve non possiamo dire altrettanto, conoscendo lunghi ed estenuanti periodi di drawdown.

Questi difetti di Endurance Risk Parity possono essere ridotti se adottiamo l’approccio dell’investitore dinamico. Uno dei Trading System più semplici che possiamo realizzare è di applicare una media mobile semplice (SMA) come filtro. SMA è uno dei più noti indicatori di analisi tecnica e benché abbia perso appeal in un mondo fatto di Trading System ad alta frequenza, si rivela ancora valido su indici che assumono dei trend ben definiti su periodi temporali lunghi.

La figura 3 mostra l’andamento dei Titoli di Stato Eurozona con scadenza 7-10 anni (linea blu), a confronto con il rendimento nel caso usassimo una SMA a 200 giorni come filtro (linea rossa). Per completezza, la figura mostra anche la SMA (linea verde): alla fine di ogni mese, se la linea blu è sopra la linea verde, allora il Trading System entra a mercato. In questo scenario, il filtro avrebbe lasciato correre i profitti negli anni di Quantitative Easing e dei tassi a zero, favorevoli all’obbligazionario, per poi “disattivare” l’investimento nel 2021, quando ci sono state le prime avvisaglie di inflazione e di rialzo dei tassi di interesse.

Figura 3 – Rendimenti cumulati per i Titoli di Stato Europei 7-10 anni

Nella figura 4 vediamo i rendimenti cumulati in ogni anno solare di Endurance Risk Parity, in blu nella versione statica mentre in rosso con il filtro su EM710. Il Trading System compie il suo lavoro quando l’ETF è impostato al ribasso, come nel 2022 dove restituisce un rendimento alpha sopra le aspettative. Ci sono stati anni come il 2015 e il 2018 dove il Trading System ha preso dei falsi segnali, ma non va visto negativamente, la sotto-performance di questi anni possono essere interpretati come il costo di assicurarsi dagli avvenimenti avversi.

Figura 4 – rendimenti annuali di ERP, versione statica e dinamica (il 2022 da gennaio a settembre)

Per chi dovesse ritenere una media mobile troppo semplice come strategia di trading, proviamo a vedere cosa si ottiene se mettiamo in campo un attaccante. Per chi segue questo blog, già conoscerà “Alpha Sector“, un trading system rotazionale sugli indici settoriali, che ha dimostrato nelle simulazioni e nel recente passato di poter generare una componente alpha positiva, cioè di sovraperformare MSCI World, il suo indice di riferimento.

La tabella seguente mette a confronto tre portafogli: uno tutto statico, uno con un filtro SMA a 200 periodi sull’ETF dei Titoli di Stato eurozona, uno con lo stesso filtro e con il Trading System Alpha Sector al posto della quota azionaria. La prima volta che ho osservato i risultati di Alpha Sector innestato all’interno di un portafoglio pigro, non mi sarei aspettato questi valori del rischio: ero sicuro di trovare un rendimento atteso maggiore ma a discapito del rischio, invece sia la volatilità sia il drawdown sono rimasti sostanzialmente stabili, a tutto vantaggio del rapporto rendimento / rischio.

StaticoSMASMA+Sector
Rendimento annuale4,4%4,7%5,3%
Volatilità annuale6,1%5,8%5,7%
Max DD13,0%13,0%13,0%
DD 90%5,9%6,2%5,8%
Rendimento / DD 90%0,340,360,41
Rendimento / volatilità0,710,810,93

La figura 5 riporta i rendimenti logaritmici annualizzati di Endurance Risk Parity con il solito filtro SMA (barre rosse) e con la combinata filtro e Alpha Sector (barre viola).

Figura 5 – rendimenti annuali di ERP, versione con filtro SMA e SMA + Alpha Sector (il 2022 da gennaio a settembre)

Non dimentichiamo che la quota azionaria all’interno di ERP pesa solo il 15%, però gli effetti di Alpha Sector si fanno sentire soprattutto negli anni considerati “difficili” e caratterizzati da incertezza:

  • il 2018 ci fu la guerra commerciale tra USA e Cina sul terreno dei dazi doganali, che ha depresso la maggior parte delle classi di investimento;
  • il 2020, l’anno del COVID-19, sarà ricordato per l’incredibile volatilità e dei prezzi negativi dei futures del petrolio;
  • il 2022, segnato dall’inflazione e dalla guerra in Ucraina.

In questi anni, la versione di ERP con Alpha Sector sovraperforma nettamente la versione statica, dimostrando una grande capacità di adattarsi agli scenari che mettono in difficoltà la maggior parte delle strategie statiche.

Gli effetti di Alpha Sector all’interno di un Permanent Portfolio sono ancora più evidenti, grazie al maggior peso della quota azionaria (25%). Se prendiamo un Permanent come quello della figura 6 e procediamo come fatto in precedenza, applicando un filtro SMA a 200 periodi sull’ETF dei Titoli di Stato eurozona e il Trading System Alpha Sector al posto della quota azionaria, otteniamo i risultati mostrati in figura 7.

Figura 6 – composizione del Permanent
Figura 7 – rendimenti annuali di Permanent, versione statica e con SMA + Alpha Sector (il 2022 da gennaio a settembre)

Il confronto negli anni difficili, cerchiati in rosso, è netto, Permanent si dimostra molto resiliente e rimane saldamente in terreno positivo, anche nel 2022. In anni dove i mercati sono impostati al rialzo, come il 2019 e il 2021, la versione dinamica non riesce a fare meglio, ma questo è comprensibile perché è sempre difficile battere un indice quando esprime il meglio di sé, è un po’ come sperare di vincere contro un campione sportivo quando questo è nella migliore condizione. È quando il “campione” è in difficoltà che il portafoglio dinamico mostra tutte le sue potenzialità, potersi liberare delle zavorre significa ridurre le escursioni negative e avere dei ritorni verso i massimi relativi in tempi più brevi, a tutto vantaggio della resa del portafoglio.

Conclusioni

Nella serie di articoli sui Portafogli Pigri siamo partiti dalle fondamenta, creando un portafoglio statico utilizzando un foglio elettronico, per proseguire con un climax ascendente verso forme più elaborate di portafogli pigri. In questa occasione ho voluto mostrare come rendere meno “pigro” il nostro portafoglio, rendendolo capace di adattarsi con maggior sicurezza agli scenari avversi dei mercati finanziari, ma soprattutto ribadire come il mondo dell’Investing e del Trading possono e devono convivere insieme, così che la faretra dell’investitore dinamico contenga un numero adeguato di strategie che permettano di raggiungere gli obiettivi finanziari senza dover alzare l’asticella del rischio.

Nel prossimo articolo di questa serie vedremo il ribilanciamento del portafoglio, con esempi pratici che dimostrino perché è di così fondamentale importanza.

Vi ringrazio per il vostro tempo e vi auguro investimenti felici!



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